Siamo rientrati dalla due giorni in Sardegna dove abbiamo dibattuto sulla attualità della Costituzione e il calendario ci propone le celebrazioni di date di riferimento della stessa Carta che regolamenta la nostra Comunità.
Direi, piuttosto, la nostra Repubblica, perché sento la nostra Comunità quella che abita quel piccolo “pezzo” di Mondo che da La Coruna arriva a Varna e da Tenerife a Skogarvarnne.
Per aprire un ragionamento con questo articolo è utile nuovamente spiegare perché ACLI TERRA, una Organizzazione professionale agricola, si impegna anche nel promuovere l’approfondimento della Costituzione.
La prima motivazione risiede nella necessità di focalizzare due articoli, in particolare il 9 e il 32, che segnano una capacità anticipatoria dei Costituenti straordinaria, in essi affermano il valore della biodiversità, oggi tanto celebrata, e quello della alimentazione accessibile come equilibrio salutare e sociale.
Durante il Dopoguerra, tra la fame e le macerie, quelle donne e quegli uomini proponevano, quindi, dei concetti che avrebbero contraddistinto tutt’altra fase storica: quella della dieta per scelta e non per povertà.
Non al secondo posto, poi, la necessità di rinnovare i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori nella evoluzione del lavoro; impegno proprio di una Associazione Professionale in un Mondo che cambia.
Oggi l’ILO, la Organizzazione Mondiale del Lavoro, riporta, ad esempio, che a causa dei cambiamenti climatici, oltre 2,4 miliardi di lavoratori, su 3,4 miliardi in totale, risultano potenzialmente esposti a calore eccessivo durante le attività. Addirittura per il caldo ogni anno sono 22,87 milioni gli infortuni sul lavoro e 18.970 le morti.
Il cambiamento climatico caratterizza in maniera preponderante proprio il nostro settore, l’agroalimentare.
Terzo, quello di far riemergere la Carta Costituzionale all’indomani delle proteste degli agricoltori delle settimane passate lì dove qualche rappresentante delle Istituzioni o qualche agricoltore ha fatto confusione per competenze e responsabilità costituzionali.
Molto spesso ci sono state dichiarazioni sull’Europa, sull’Unione Europea, che hanno disorientato il confronto, spesso per propaganda, molte altre per ignoranza. Proviamo a coltivare la conoscenza anche per guardare al prossimo voto con più consapevolezza e alla prossima Pac con maggiore responsabilità.
Poi, non mi sembra di poca importanza, il Presidente della Repubblica ha chiesto ai corpi intermedi di fare pedagogia istituzionale, democratica ed Europea.
Il libro oggetto degli incontri è quello scritto dal Direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini, con la prefazione proprio del nostro Presidente Mattarella.
Negli incontri l’autore ha rievocato la metafora della linea retta: cioè, dato un punto per raggiungere un altro punto le geometrie dittatoriali usano le rette, quelle democratiche le lineee curve.
All’agricoltore e al pescatore non chiedetegli neanche tra il dissodare e il solcare quante curve hanno dovuto fare o quanto amino la circolarità del sole per lavorare meglio e la flessuosità dello sgorgare dell’acqua per garantire vitalità.
Io in quei dibattiti ho evocato il genio del compromesso, che nel 1981 l’allora Cardinale Joseph Ratzinger ne definì tutta la nobiltà, lì dove più fragilità insieme divenivano una forza.
Ratzinger si chiamerà Benedetto XVI come quel Santo che è Patrono dell’Europa, ma anche dei campi e dei contadini.
Senza i frati Benedettini probabilmente l’agricoltura italiana ed europea sarebbe partita nell’età moderna da posizioni molto più primitive.
Tale domanda potrebbe essere rivolta a dom Pierre Pérignon, sempre monaco benedettino, così come alla laicissima Francia.
Torniamo però al compromesso e alle curve, sollecitando un pensiero culturalmente e politicamente originale.
Da anni in Italia vi è un concetto trasversale, sostenuto a destra e a sinistra, e cioè che la nostra Penisola è la maggiore detentrice delle migliori risorse agroalimentari del Mondo.
Sventoliamo una semiesclusività simile a quella degli Arabi per il petrolio o dei Sudafricani per i diamanti.
Nella storia detenere tanto rispetto agli altri ha sempre rappresentato un elemento di conflittualità e la nostra vocazione non sarebbe proprio quella di alimentare nuove guerre, ma di alimentare più persone possibili in maniera salutare e con gusto, articolo 32 della Costituzione.
Ecco allora che il 1 maggio ci viene in aiuto per stabilire un nuovo messaggio, cioè la qualità professionale italiana come compromesso dell’integrazione alimentare mondiale.
Stiamo parlando della nostra capacità lavorativa come agente valorizzante dell’armonia delle offerte della natura, quella capacità del genio delle lavoratrici e lavoratori che sanno tracciare curve seducenti che uniscono il produttore agricolo italiano al pescatore siberiano fino al vignaiolo della Mosella.
L’Italia è un prestigioso orto con prodotti straordinari, ma siamo un orto per pochi, non abbiamo le quantità per servire il Mondo, abbiamo però le donne e gli uomini che possono disegnare una offerta del cibo, sana gustosa e accessibile per costi.
Ciò dobbiamo farlo nel Mondo, abbiamo questo compito, un ruolo per generare armonia, quindi pace.
Le risorse agroalimentari non come elementi per disuguaglianze conflittuali, ma come punti per tracciare curve per legami sociali ed economici.
Per ACLI TERRA se iniziassimo a cambiare l’interpretazione culturale dell’agroalimentare italiano inizieremmo a professare in Europa un nuovo stile per un’appartenenza ad un’identità senza confini, ma marcatamente identificata da parametri culturali e intellettuali, probabilmente etici, tutti vocati alla bellezza, al gusto, dell’armonia.
Non abbiamo piantagioni di caffè, eppure a Napoli lo eleviamo a bandiera rappresentativa, il risotto alla milanese cresceva in medioriente, oppure chiedete se le vongole siano parte della nostra cultura o di quella filippina, mentre a Taranto o a Messina le cozze ci sono da qualche secolo e le patate di Avezzano le coltivavano i "Maya marsicani".
Noi siamo quelli che stanno dando all’abbondanza sudamericana dell’avocado nuove dimensioni e probabilmente saremo quelli che coltiveranno l’avocado di Sicilia come eccellenza o daranno spazio al Lion Fish nei menù di ogni dove.
Prendere più punti e connetterli in maniera diversa, si chiama immaginazione, che è alla base della visione.
Questa è la nostra visione, il talento e la competenza nel lavoro, non il prodotto, questo lo dico perché sulle quantità perderemmo ogni sfida e neanche possiamo permetterci un Mondo delle esclusività, che genera, come detto, conflitti.
Il lavoro che dobbiamo continuare a proteggere con politiche sociali e formative pubbliche è la nostra indissolubile eccellenza.
La parola lusso deriva da luxus, in latino abbondanza di vegetazione, ecco che noi siamo chiamati a lavorare per offrire questa abbondanza a tutti, generando nuove elaborazioni nell’assecondare la natura.
Connettere punti diversi in maniera diversa, è la seduzione della originale visione armonica del Mondo.
Probabilmente il metodo proposto dalle autrici e dagli autori della Costituzione.
Nicola Tavoletta
Presidente nazionale ACLI TERRA