“Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico.”
Così recita l’articolo 48 della nostra Costituzione Repubblicana nata dalla Resistenza e dalla Liberazione.
La definizione di “dovere civico” è espressione della evidente volontà dei costituenti di sottolineare l’impegno che il cittadino ha, nei confronti delle istituzioni e della comunità, quando è chiamato a dare un contributo su scelte e decisioni che incidono (direttamente o indirettamente) sulla vita della “civitas”. La partecipazione attiva nel determinare o modificare le condizioni di una comunità diventa quindi un elemento essenziale e costitutivo della cittadinanza stessa; una laica e civica “sacralità” del voto che diventa una forma di rispetto per chi ha combattuto per garantirci la libertà e la possibilità di esprimerci, anche attraverso la nostra funzione di elettori. L’istituto referendario infatti permette al cittadino-elettore di incidere direttamente sulle norme svolgendo - di fatto - una funzione di carattere legislativo, come concreto esercizio di quella sovranità popolare sancita dal primo articolo della Costituzione.
E’ opportuno ricordarlo alla vigilia dell’appuntamento elettorale referendario di domenica 12 giugno, che sembra essere (purtroppo!) largamente sottovalutato anche in termini di comunicazione.
La mancanza di informazione o di specifiche competenze non diventino alibi per sottrarsi al proprio “dovere civico”, ma siano anzi uno stimolo – almeno nelle ultime ore che ci separano dal voto – ad occuparsi maggiormente del contenuto dei quesiti referendari e della loro ricaduta sul nostro ordinamento giuridico.
BUON VOTO !