21 Set 2024

Il settore della quarta gamma sta attraversando un momento difficile per diversi fattori. I dati del 2024, infatti, registrano a marzo una perdita a volume del 2%, in peggioramento nelle ultime settimane con un valore puntuale che si attesta al -5%.

Nonostante il fatturato risulti sostanzialmente stabile è importante analizzare le principali cause di questa situazione e individuare i giusti correttivi per sostenere un settore fondamentale per il mercato dell’agroalimentare made in Italy. È quanto sostiene il Gruppo IV Gamma dell’Unione Italiana Food indagando l’andamento di mercato del settore negli ultimi mesi. Dall’indagine è emerso che le problematiche che affliggono la quarta gamma riguardano soprattutto l’aumento dei costi, il cambio di abitudini di consumo e le conseguenze del cambiamento climatico sulla produzione in campo.

La soluzione non è semplice, ma non può prescindere da una collaborazione tra aziende e distribuzione finalizzata a valorizzare l’alto valore di innovazione dell’ortofrutta di IV gamma che, nonostante numeri momentaneamente in calo, continua a essere molto presente nei carrelli dei consumatori italiani.

Dai dati si può evincere infatti che malgrado le criticità, lo scenario è sostanzialmente positivo e le aziende continuano a dimostrare una resilienza senza precedenti, grazie alla quale sono state in grado di affrontare momenti molto difficili.

«La quarta gamma è un esempio per tutto il comparto agricolo– afferma Nicola Tavoletta, presidente nazionale di Acli Terra – un esempio in cui l’agricoltura si ibrida con l’industria, anzi, dove gli imprenditori agricoli diventano anche imprenditori industriali.

La crescita del comparto della quarta gamma conferma infatti la capacità italiana all’innovazione, alla ricerca di nuove soluzioni per il mercato, alla qualificazione dei prodotti. Dalla terra si è passati a soluzioni industriali evolute e sofisticate, molto attente alla qualità.

E con la qualità e l’innovazione sono arrivati anche i mercati esteri, ricercati con gli adeguati investimenti nel marketing. Non ultimo c’è l’indotto, tutto quello che gira intorno al comparto: anche qui la crescita è evidente. Si pensi allo sviluppo della industria che costruisce i macchinari: anche in questo caso – conclude Tavoletta – siamo davanti a vere e proprie eccellenze internazionali, che devono essere di orgoglio e vanto per tutti».

E’ stato pubblicato nelle scorse ore un nuovo bando, nell’ambito dei Programma di Sviluppo Rurale (PSR) del Lazio, che prevede un importante investimento indirizzato alle aziende agricole. 12 milioni di euro nell’ambito della sottomisura “Sostegno a investimenti nella creazione e nello sviluppo di attività extra-agricole”, legata alla diversificazione delle attività agricole.
“Un tema, questo, che sarà sempre più centrale nel concetto, più ampio e moderno, di agricoltura che guarda al futuro – afferma il consigliere regionale e vice presidente della Commissione agricoltura, Vittorio Sambucci - Agricoltura oggi significa diversificare le attività aumentando i servizi, al fine di dare un’esperienza unica e completa ad un pubblico che non è più solo consumatore ma anche esploratore. Tutto ciò dà alle aziende la possibilità di migliorare il proprio posizionamento nella filiera agroalimentare, di integrarsi con il contesto territoriale in cui si trovano ad operare, rispondendo così alle nuove istanze collettive nei confronti dell’agricoltura. Un’opportunità fondamentale – prosegue Sambucci - che segna un ulteriore passo nel solco del buon lavoro e dell’attenzione verso il mondo dell’agricoltura dell’amministrazione regionale, ed in particolare dell’assessore al ramo Giancarlo Righini. Un lavoro puntuale per creare economia e dare impulso alla diversificazione delle attività agricole che, da vice presidente della Commissione Agricoltura della Regione Lazio, non posso che evidenziare”.
Possono partecipare a questo bando anche coloro che non sono ancora iscritti all’Elenco Regionale delle Aziende Agrituristiche ma che si impegnano obbligatoriamente a farlo successivamente. Rimane aperta la fruibilità di quest’ultimo alle aziende che sono invece intenzionate a perseguire l’obiettivo della “Trasformazione e Vendita diretta dei prodotti tipici”. C’è tempo per partecipare fino all’11 settembre 2023.

Il 16 febbraio il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto PNRR ter, il quale punta ad accelerare la spesa dei fondi della Politica di Coesione UE e nazionali, accentrando le competenze in capo a Palazzo Chigi e sopprimendo l'Agenzia per la Coesione territoriale.

Sarà il Dipartimento per le Politiche di coesione della Presidenza del Consiglio dei ministri ad assumere tutte le funzioni dell'Agenzia per la Coesione e ad assorbirne le risorse umane, strumentali e finanziarie. Una riorganizzazione radicale che, insieme alla riprogrammazione di una parte dei fondi europei non spesi attraverso il capitolo REPowerEU del PNRR, dovrebbe aiutare l'Italia a recuperare il ritardo della programmazione 2014-2020.

Il decreto prevede la composizione del “Nucleo per le politiche di coesione” (NUPC) che supporterà il Dipartimento per le Politiche di coesione. Il NUPC, che risulterà alla fine costituito da un massimo di 42 componenti nominati con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri o dell'autorità politica competente, sarà responsabile anche delle riprogrammazioni delle risorse UE e nazionali della Coesione, compresa la quota di fondi europei 2014-2020 non spesi destinata a confluire nel capitolo REPowerEU del PNRR. Sarà quindi questa la struttura tecnica che si occuperà delle modifiche al Recovery da sottoporre entro il 30 aprile alla Commissione europea e che potrebbe condurre in porto una doppia operazione: da una parte, alimentare il PNRR con i fondi strutturali per finanziare nuovi progetti strategici nel contesto della crisi energetica; dall'altra ricollocare nel ciclo 2021-27 dei fondi europei i progetti Recovery depennati perché inattuabili entro la scadenza del 2026.

Sempre fronte governance della Coesione, e funzioni di Autorità di audit dei Programmi nazionali, cofinanziati dai fondi strutturali e di investimento europei per il periodo 2021-2027 o da altri fondi europei a titolarità delle Amministrazioni centrali dello Stato, saranno svolte dal Ministero dell'economia e delle finanze. Al rafforzamento delle strutture sono già state destinate risorse a valere sul Programma complementare di azione e coesione per la Governance dei Sistemi di Gestione e controllo 2014-2020 e altre arriveranno dalla programmazione complementare 2021-2027.

Il decreto istituisce inoltre l’Autorità di gestione nazionale del Piano strategico della PAC 2023-2027 (PSP), che sarà costituita da due Uffici: l’Ufficio per il coordinamento della programmazione e della gestione degli interventi e l’Ufficio per il coordinamento del monitoraggio e della valutazione.

Il nuovo decreto mira a velocizzare e sburocratizzare le norme applicative del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza incrementando, al contempo, le risorse umane a disposizione delle varie strutture per rispettare i tempi utili all’attuazione delle misure.

Dott. Matteo La Torre

Progettista ed Esperto in Fondi UE

“È molto preoccupante che in un periodo di crisi socio-economica come quello che stiamo attraversando, siano ‘dimenticate’ proprio quelle realtà non profit attive nel ridurne le conseguenze negative, ricucire le ferite del tessuto sociale, produrre ricchezza e coesione. Non sostenere il Terzo settore finisce per penalizzare doppiamente chi nella nostra società è più fragile, ha meno opportunità o vive ai margini”.

Così Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum Terzo Settore nazionale, che riunisce le realtà del volontariato, dell’associazionismo e della cooperazione sociale italiane.

“L’allarme sul caro-bollette, in particolare - prosegue Pallucchi - è stato lanciato diverso tempo fa, ma è rimasto inascoltato: senza gli aiuti necessari, che sono stati previsti per tutti tranne che per il Terzo settore, migliaia di associazioni e organizzazioni di volontariato rischieranno di chiudere i battenti o di lasciare privi di servizi fondamentali giovani, anziani o persone con disabilità a rischio esclusione sociale, così come tutti i cittadini che trovano nelle attività svolte dalle realtà sociali la principale alternativa alla solitudine o alla povertà”.

“Ci auguriamo vivamente che la grave mancanza in questa manovra sia colmata nel primo provvedimento utile, e che l’attenzione dichiarata da questo Governo verso il Terzo settore venga presto dimostrata nei fatti” conclude la portavoce del Forum, Vanessa Pallucchi.
(Com/RoPag)

41mln di euro per i porti italiani, per la realizzazione di opere infrastrutturali nonché per il potenziamento dei servizi e dei collegamenti stradali e ferroviari.

Lo stabilisce il decreto firmato dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, di concerto con il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, e prevede tra l’altro la ripartizione dei fondi.
Si tratta di una quota parte dell’IVA dovuta per l’importazione di merci che transitano nei porti italiani, che alimenta un apposito Fondo per il finanziamento e l’adeguamento dei porti.

Per il 2021 la quota spettante, come detto, è pari a 41 mln di euro: l’80%, 32mln e 800 mila euro, saranno suddivisi per Autorità portuale, tenuto conto del volume delle importazioni dei porti; il restante 20% in misura perequativa sulla base dei piani operativi triennali e dei piani regolatori portuali. Saranno finanziate prioritariamente le iniziative immediatamente cantierabili.

Entro 30 giorni dalla pubblicazione del decreto le Autorità di sistema portuale dovranno presentare il piano degli interventi al MIT.
(Com/RoPag)

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