Il volume presenta un attraversamento tra storia, agraria-olivicola ed archeologica e ci porta, come se contenesse un magnete tra le righe, ad andare a vedere, a leggere e scandagliare il pensiero dei giovani autori. Cosa fanno insieme una archeologa e un agronomo per costruire un volume sull’olio d’oliva è anche questo un punto di domanda. Eppure, leggendo il volume si riesce a dare una risposta , perché i calabresi hanno appreso, da sempre, che questa terra vive prevalentemente di agricoltura, in particolare di olivicoltura fiorente, di antichi e moderni impianti , antichissimi uliveti saraceni. E poi, gli uliveti, custodi e sentinelle, sono ben radicati su una terra che è stata attraversata da molte civiltà che nei secoli hanno arricchito e colorato la nostra Calabria. L’archeologia ha avuto, dunque, il compito di riportare alla luce il forte legame tra olivicoltura, popolazioni, valori socio-economici e nuove opportunità di sviluppo che l’oro giallo potrebbe assegnare alle nuove generazioni di imprenditori. E non è di poca importanza sottolineare pure che “ l’olio d’oliva tra storia, archeologia e scienza ” è frutto del lavoro di due giovani professionisti calabresi, l’archeologa Bakhita Ranieri e l’agronomo Thomas Vatrano, i quali hanno voluto portare avanti un’opera che racchiudesse le due e più discipline e che rendesse in dote un valore alto alla propria terra. La Calabria è terra d’olio e di uliveti le cui radici toccano diverse culture. Le tracce della coltivazione dell’ulivo in Calabria sono antecedenti al passaggio dei Greci, ne ritroviamo i resti nella località Broglio in agro di Trebisacce, custoditi nel Museo Archeologico di Sibari. La struttura del volume ha una parte scritta dall’archeologa, composta da dodici capitoli, più letteraria, legata agli usi degli antichi popoli e alle loro tradizioni con un excursus che va dall’arte alla letteratura e alla religione, prendendo in rassegna le fonti storiche e archeologiche. La seconda parte, curata dall’agronomo, è costruita da sedici capitoli e presenta una serie di argomenti riguardanti le ultime frontiere sulla tecnologia di estrazione, packa- ging, effetti salutari, shelf life. Si concluderà con un capitolo riguardante il germoplasma olivicolo calabrese, meritevole di interesse e divulgazione scientifica.
Il volume è come se fosse un invito alla restanza e…alla crescita di una rinnovata proposta culturale e imprenditoriale. Perché questi due giovani studiosi ci dicono che la Calabria è una terra in cammino, un cammino che arriva da lontano ma che è del tutto proiettato al futuro, che è fatto di Università e ricerca, di imprese agricole innovative e di qualità, di esportazione in crescita e di beni archeologici che hanno bisogno di essere esplorati e portati in emersione per la nascita di una proposta, come dire, di industria culturale. Eppure siamo poggiati su un vero e proprio giacimento diffuso di archeologia: Crotone, Sibari, Reggio Calabria, Locri, Mileto, Caulonia, Lamezia Terme, Catanzaro – Squillace, Rosarno-Palmi. In buona sostanza la nostra regione è un intreccio di strade che portano ad antichi e antichissimi popoli. Dobbiamo farli ritornare alla luce, facendoli incontrare anche con i nuovi cammini religiosi e museali. Occorre una proposta! In questo caso arriva dalla ricerca sull’olio di oliva che conduce alla cultura e lo fa con puntualità e proposta scientifica. Mi piace concludere con Vito Teti, antropologo tra i più illustri del nostro Paese: << Ciò che resta è dunque la terra , che chiede un’altra cura, un altro rispetto. Ma chi saprà dare voce e risposta a quanti restano, a quanti arrivano, a quanti fuggono? Nel riabitare quei luoghi progressivamente abbandonati in favore delle sempre crescenti concentrazioni urbane – e soprattutto delle periferie urbane -, qualcuno intravede possibilità per scongiurare una possibile fine >>. I nostri studiosi, Bakhita Ranieri e Thomas Vatrano hanno intravisto una contemporanea opportunità per restare.
Pino Campisi
Presidente regionale Acli Terra Calabria