La riduzione dell’utilizzo di sostanze chimiche di sintesi è, alla luce degli effetti sull’ambiente e sulla salute umana è un strada obbligata ed irreversibile; questo processo necessità però di una oculata gestione in considerazione che il loro utilizzo ha delle precise finalità ed anche dei vantaggi per la nostra società.
Occorre quindi, fermo restando la direzione del percorso, fare una precisa analisi dei costi e dei benefici che tenga conto a livello globale degli scenari ambientali economici e sociali attualmente in rapida mutazione.
La questione dei pesticidi si pone esattamente in questo solco.
Da molto tempo a livello comunitario si propone un progressivo contenimento del loro utilizzo lasciando libertà di azione ai singoli stati membri; evidentemente i risultati ottenuti non sono ritenuti soddisfacenti ed omogenei sul territorio dell’Unione e di conseguenza si è ritenuto di dover intervenire con un regolamento comunitario più stringente al riguardo; fermo restando che ogni anno ci sono comunque limitazioni sull’utilizzo di alcuni principi attivi.
Non è quindi il cosiddetto “fulmine a ciel sereno” ma una importante accelerazione verso il contenimento del loro utilizzo.
Entrando nello specifico dell’argomento, occorre considerare il contesto in cui avviene questa accelerazione, oltre all’opportunità che ciò avvenisse in un altro momento politico nazionale (soprattutto) ed internazionale.
Abbiamo abbiano acquisito una maggiore e diversa consapevolezza della nostra dipendenza alimentare da altri paesi ed i rischi derivanti da un contesto planetario caratterizzato da una “guerra mondiale a pezzi che è ora diventata guerra mondiale totale” (Papa Francesco); da qui la necessità di attuare politiche verso il settore delle produzioni primarie che portino ad una maggior autosufficienza alimentare svincolata il più possibile dalle varie tensioni internazionali in atto e future; questo comporta un aumento quantitativo e qualitativo delle produzioni nazionali e ad una diversa visione della gestione dei territori produttivi.
Un aumento delle produzioni necessità quindi anche di una gestione, in tale direzione, del piano di riduzione dei pesticidi.
Attualmente, al netto della considerazione di cui sopra, siamo in un momento di forte criticità (anche) per il comparto agricolo senza che ci siano nel breve termine segnali positivi all’orizzonte; sebbene questa situazione non interessi solo l’Italia noi abbiamo in più, o meglio in misura maggiore: l’effetto dei cambiamenti climatici con una progressiva desertificazione del territorio, il forte aumento della presenza di specie tipiche di altri climi che stanno progressivamente e rapidamente colonizzando i nostri territori, l’aumento della presenza di organismo nocivi alle nostre colture.
La riduzione dell’uso dei pesticidi deve avvenire quindi attraverso la loro progressiva sostituzione con alternative che si siano dimostrate altrettanto efficaci anche contro lo scenario appena descritto.
Occorre inoltre considerare che la globalizzazione dei mercati porta a meccanismi di forte competizione tra realtà produttive presenti in paesi dove la sensibilità verso queste tematiche è enormemente diversa; conseguentemente alcune realtà meno sensibili alle problematiche dei pesticidi possono garantire produzioni quantitativamente maggiori a prezzi inferiori, creando ulteriore danno alle nostre imprese impegnate nel rispetto di normative sempre più stringenti. Occorre una maggiore attenzione verso questo aspetto ad esempio valutando se i paesi da cui l’UE importa derrate alimentari attuino analoghe politiche di difesa dell’ambiente e magari chiedendole come presupposto nelle importazioni.
Alternative efficaci, diffusione di nuove specie, nuovi organismi nocivi, riduzione delle precipitazioni, aumento delle temperature, aumento della popolazione, necessità di aumentare la nostra autosufficienza alimentare, tutela delle aziende, visione globale della necessità di politiche di tutela dell’ambiente, sono elementi che non avevano questa incidenza all’inizio di percorso intrapreso oltre un decennio fà a livello comunitario; ora lo scenario è sensibilmente diverso ed occorre fare una riflessione tecnica e politica (da qui l’inopportunità del momento in cui avviene questa accelerazione).
L’Italia, attraverso le politiche aziendali sue imprese agricole , si è distinta per la grande sensibilità verso le tematiche ambientali, come testimonia la crescita del comparto del biologico e di tutte quella ampia numerosità produzioni di qualità che sono tali anche per l’attenzione che i produttori hanno verso il territorio al punto di farlo diventare un punto di forza per la promozione del prodotto stesso.
Occorre quindi che si tenga conto di quanto è stato fatto.
La doverosa riduzione dell’uso dei pesticidi necessita quindi innanzitutto di una cabina di regia che tenga conto di tutte le considerazioni fatte per mettere in campo azioni che riescano a limitare i costi garantendo il più possibile i benefici attraverso una sua modulazione che tenga conto dei contesti dei singoli stati membri.