24 Nov 2024

Agricoltura e manifattura hanno bisogno di competenze per la trasformazione smart

E' quanto sostiene lo studio “Verso un New deal delle competenze in ambito agricolo e industriale”, realizzato da The European House Ambrosetti e Philip Morris Italia e presentato domenica al Forum di Cernobbio, sul ruolo degli investimenti in skills digitali, e non solo, per sbloccare i percorsi di Intelligent Manufacturing e Smart Agriculture in Italia.

Le nuove tecnologie innovative e la diffusione del digitale in tutti i comparti produttivi possono apportare numerosi benefici ad aziende e filiere in termini di efficienza e flessibilità produttiva, velocità di esecuzione e riduzione dei costi, integrazione dei processi e maggiore sostenibilità ambientale. Viceversa, il ritardo nella diffusione di queste tecnologie può minare la leadership italiana nel comparto industriale e nel settore agrifood, perchè gli “early adopters” tendono a spingere fuori mercato le aziende che non riescono ad adeguarsi al cambiamento.

Nel caso dell'agricoltura, la diffusione di tecnologie digitali è anche un elemento chiave per rendere il settore più resiliente nel contesto della crisi climatica e per ridurre le emissioni globali derivate dall'attività agricoltura e dall'uso del suolo.

La ricerca presentata al Forum di Cernobbio il 4 settembre affronta i problemi di produttività e competitività del manifatturiero e dell'agroalimentare italiano sviluppando dieci messaggi chiave e individuando nelle competenze, in particolare in ambito digitale ma non solo, il driver per sbloccare gli investimenti in Intelligent Manifacturing e Smart Agriculture e con essi la crescita del sistema paese.

In manifattura come in agricoltura, infatti, la centralità delle nuove tecnologie impone di ripensare anche i modelli organizzativi, riorientando attorno alle nuove necessità strumenti e persone e puntando sullo sviluppo di nuove competenze, che non riguardano solo le figure professionali deputate all’implementazione della tecnologia nel ciclo produttivo, ma interessano tutti i livelli dell'azienda e combinano hard e soft skills. Competenze su cui l'Italia risulta al momento carente, come testimoniato anche dal Digital Economy and Society Index (DESI) della Commissione europea, che ci posiziona al 24esimo posto su 27 paesi UE.

Il potenziale di Intelligent Manifacturing e Smart Agriculture e il ruolo delle competenze

Dieci messaggi chiave riassumono il contenuto della ricerca realizzata da The European House Ambrosetti con Philip Morris Italia:

1: L’Italia è una superpotenza manifatturiera

2: Il problema di produttività del comparto manifatturiero italiano è legato (anche) alle competenze

3: Il modo di fare manifattura sta cambiando rapidamente

4: Il nuovo paradigma del settore manifatturiero impatterà l’industria e l’occupazione

5: L’Italia necessita di un sistema di creazione delle competenze per cogliere le opportunità dell’Intelligent Manufacturing

6: L’agricoltura italiana è un’eccellenza europea

7: Il problema di produttività del comparto agricolo italiano è legato (anche) alle competenze

8: L’agricoltura sta andando incontro ad una trasformazione (anche) tecnologica

9: La Smart Agriculture è una necessità per rispondere alle sfide globali

10: L’Italia necessita di un sistema di creazione delle competenze per cogliere le opportunità della Smart Agriculture

Andando oltre l'analisi, lo studio presenta anche tre proposte per colmare questo skill gap in manifattura e agricoltura.

La prima riguarda la necessità di ridare centralità all’istruzione tecnico-scientifica anche a livello di immaginario. L'idea è quella di una perseguire una strategia di re-branding che renda più attrattivi tutti quei percorsi scolastici che oggi non godono di credibilità professionale.

La seconda proposta punta sulla formazione continua, quindi aggiornamento delle competenze dei lavoratori, attraverso corsi e momenti formativi di upskilling e reskilling ideati per soddisfare le esigenze della filiera.

Infine, anche sulla formazione servono obiettivi quantitativi concreti. La ricerca ne suggerisce alcuni: la riduzione di almeno un terzo del divario con la Germania nel dimensionamento degli ITS, arrivando almeno a 200mila iscritti; l'aumento degli iscritti alle facoltà di ingegneria di 85mila unità; la riduzione del divario territoriale e di genere del 50%; l’individuazione di KPI e fattori critici che permettano una diffusione dei best cases su tutto il territorio.

 

Matteo La Torre

Dott. Matteo La Torre

Progettista ed Esperto in Fondi UE – Vicepresidente ACLI Terra Provincia Latina