(DIRE) Roma, 3 feb. - Una tavola rotonda organizzata da Coldiretti Lazio dal titolo "Il Made in Italy non ha grilli per la testa", per parlare di cibo sintetico e farina di insetti, ma anche dei cambiamenti climatici e delle loro ripercussioni sulla produzione agricola, decisamente in calo, con tutti i rischi che ne conseguono per le aziende agricole, che rischiano di chiudere anche per l'aumento dei costi energetici e la carenza di manodopera. L'appuntamento è per domani alle ore 11.00 presso l'Istituto Tecnico Agrario Emilio Sereni, in via Prenestina, 1395, che parteciperà al dibatti con la dirigente scolastica, Patrizia Martina. Tra i relatori anche Nicola Franco, presidente del VI Municipio di Roma Capitale. All'incontro prederanno parte il ministro dell'Agricoltura e della Sovranità Alimentare, Francesco Lollobrigida, insieme al candidato alla presidenza della Regione Lazio, Francesco Rocca e al vice presidente di Coldiretti, David Granieri. A moderare il dibattito sarà la giornalista del TG5, Francesca Cantini. Tra i temi che verranno affrontati anche il Programma di Sviluppo Rurale e la formazione dei giovani, sulla quale Coldiretti sta facendo molto, con la realizzazione di veri e propri poli di formazione e la creazione di nuove figure professionali, come quella dell'Evologo, lanciata per la prima volta nel nostro Paese proprio dalla federazione regionale e da Unaprol. Si parlerà, inoltre, di promozione e valorizzazione del Made in Lazio e della lotta all'Italian Sounding e naturalmente della valorizzazione delle produzioni locali a Km0 e delle filiere messe a rischio proprio dalla produzione della carne in provetta realizzata in laboratorio e dal latte sintetico, che minacciano prime tra tutte la zootecnia. Al centro del dibattito anche la potenzialità dei progetti di filiera e innovazione.
(ANSA) - ROMA, 23 GEN - Evitare che il virus della Peste suina africana (Psa) si trasmetta dai suini selvatici a quelli domestici ed evitare che l'infezione si espanda oltre le regioni in cui ora già circola, ossia Piemonte, Liguria, Lazio. Sono i principali obiettivi del Piano di sorveglianza ed eradicazione della Peste suina africana, adottato dall'Italia per il 2023 e pubblicato sul sito del Ministero della Salute Nello specifico, il Piano ha l'obiettivo di proteggere il patrimonio suinicolo nazionale dal virus della Peste Suina Africana, evitare che l'infezione si diffonda e si trasmetta dai suini selvatici, dove al momento è unicamente presente, ai suini domestici; contenere l'infezione all'interno delle attuali zone infette (Piemonte, Liguria, Lazio); ridurre progressivamente l'area di circolazione virale, anche attraverso l'installazione di barriere artificiali o rafforzamento di barriere naturali ai fini di contenere le popolazioni di cinghiali infette che diffondono il virus con i loro spostamenti.
Il Piano è stato trasmesso alla Comunità Europea per approvazione e ammissione al cofinanziamento delle spese sostenute per l'attuazione delle misure previste. Contempla, infatti, le misure previste dalle norme europee vigenti in caso di malattia nei cinghiali selvatici e/o negli allevamenti di suini.
Nello specifico, è prevista l'applicazione di misure volte all'eradicazione nelle zone interessate dalla Psa, e di misure di sorveglianza nelle zone indenni. Fa parte integrante del Piano la parte relativa all'eradicazione in regione Sardegna, dove la malattia è presente da molti anni, e dove pertanto era già in essere un piano di eradicazione, tenuto conto che in Italia continentale la malattia è presente solo dal 2022.
(ANSA).
La Conferenza Stato-Regioni, lo scorso 11 gennaio, ha approvato l’intesa sullo schema di decreto che ripartisce i 500 milioni di euro del Recovery Plan per la concessione di incentivi per l'innovazione nel settore agricolo e l'ammodernamento dei frantoi oleari.
Si tratta di un decreto che attua la linea di investimento 2.2 M2C2 del PNRR per l'innovazione e la meccanizzazione nel settore agricolo e alimentare. Linea che vale 500 milioni di euro, di cui 400 milioni per la concessione di incentivi volti a sostenere gli investimenti in mezzi e macchinari innovativi che permettano di abbattere le emissioni inquinanti e di ridurre l'uso di concimi chimici e 100 milioni per ammodernare i frantoi in ottica di economia circolare.
La ripartizione dei fondi tra regioni e province autonome è la seguente:
Come previsto dall'articolo 2, comma 6 bis del decreto-legge 77/2021, convertito in legge n. 108/2021, almeno il 40% dei fondi della misura è destinato alle regioni del Mezzogiorno. Le dotazioni maggiori vanno alla Puglia (più di 47 milioni), alla Sicilia (oltre 44 milioni) e alla Sardegna (più di 30 milioni).
È possibile, inoltre, la riassegnazione delle risorse non utilizzate. Quindi dopo che le regioni e province autonome avranno comunicato al ministero gli importi complessivi delle richieste di contributo ricevute, in caso di mancato esaurimento dei fondi, ci sarà una ridistribuzione delle somme rimanenti. Il criterio sarà proporzionale ai soggetti attuatori che devono finanziare ulteriori progetti in graduatoria.
Più complessa è la misura per meccanizzazione e innovazione in agricoltura, di cui la roadmap PNRR prevede il decreto attuativo entro marzo 2023. In questo caso gli incentivi dovrebbero sostenere gli investimenti in agricoltura 4.0, agricoltura di precisione e rinnovo automezzi. In linea con i target della strategia Farm to Fork, i contributi a fondo perduto dovrebbero incentivare sia investimenti in digitalizzazione per aumentare sostenibilità ambientale e resilienza climatica e per ottimizzare l'uso dei fattori produttivi che il rinnovo del parco automezzi per ridurre le emissioni inquinanti.
Nel complesso si tratta di un’azione concreta a supporto della produzione agricola italiana. In particolare, l’innovazione nel settore dell'olio di oliva è essenziale per un ulteriore miglioramento della qualità dei prodotti e per la riduzione dell'impatto ambientale sia in termini di consumi che in termini di emissioni e di impiego dei relativi sottoprodotti.
Dott. Matteo La Torre
Europrogettista – Vicepresidente ACLI Terra Latina
ACLI TERRA ha accolto con attenzione le stime diffuse a fine anno dell’Osservatorio di Unione italiana vini (Uiv) e all’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (Ismea) sui consumi di spumanti italiani per il 2022. Nonostante l’inflazione e i timori legati agli eventi geopolitici che hanno probabilmente condizionato il trend annuale dei vini fermi, quello delle bollicine nostrano si conferma come uno dei mercati più rosei grazie anche agli eccezionali dati di dicembre.
Chiudiamo infatti con un nuovo record produttivo, 970 milioni di bottiglie per un controvalore di 2,85 miliardi di euro (di cui 2 per il solo export), e le festività incidono in maniera sostanziosa su questi numeri, con 341 milioni di tappi saltati tra Natale e Capodanno, in Italia (95 milioni) e soprattutto all’estero, sempre più innamorato della nostra bollicina (3/4 delle vendite totali: 246 milioni, +8% sui volumi).
Le nostre cantine stanno lavorando bene progredendo sempre di più nella evoluzione del binomio quantità, utile per competere nell'esportazione, e qualità.
Per ACLI TERRA tale spaccato dell'agroalimentare italiano è strategico perché è trainante anche per altri settori meno famosi all'estero e per una promozione turistica dei luoghi.
Dobbiamo mantenere, come organizzazioni di categoria e come istituzioni, sempre alto l'impegno nell'affiancare e sostenere le cantine, sia con mezzi ordinari che straordinari.
ACLI TERRA ha accolto con attenzione le stime diffuse a fine anno dell’Osservatorio di Unione italiana vini (Uiv) e all’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (Ismea) sui consumi di spumanti italiani per il 2022. Nonostante l’inflazione e i timori legati agli eventi geopolitici che hanno probabilmente condizionato il trend annuale dei vini fermi, quello delle bollicine nostrano si conferma come uno dei mercati più rosei grazie anche agli eccezionali dati di dicembre.
Chiudiamo infatti con un nuovo record produttivo, 970 milioni di bottiglie per un controvalore di 2,85 miliardi di euro (di cui 2 per il solo export), e le festività incidono in maniera sostanziosa su questi numeri, con 341 milioni di tappi saltati tra Natale e Capodanno, in Italia (95 milioni) e soprattutto all’estero, sempre più innamorato della nostra bollicina (3/4 delle vendite totali: 246 milioni, +8% sui volumi).
Le nostre cantine stanno lavorando bene progredendo sempre di più nella evoluzione del binomio quantità, utile per competere nell'esportazione, e qualità.
Per ACLI TERRA tale spaccato dell'agroalimentare italiano è strategico perché è trainante anche per altri settori meno famosi all'estero e per una promozione turistica dei luoghi.
Dobbiamo mantenere, come organizzazioni di categoria e come istituzioni, sempre alto l'impegno nell'affiancare e sostenere le cantine, sia con mezzi ordinari che straordinari.
Sono molte le novità che l’Unione europea porterà in dono agli agricoltori italiani in questo 2023.
Innanzitutto, la PAC entrata in vigore dal 1º gennaio 2023, che durerà fino al 2027. L’Italia avrà a disposizione 35 miliardi di euro così ripartiti: 26,6 miliardi dal bilancio dell’Unione e 8,5 miliardi di cofinanziamento nazionale.
La vera novità è nella distribuzione delle risorse agli agricoltori. Infatti, entro il 2027, ogni agricoltore dovrà percepire aiuti non inferiori all’80% della media nazionale e per questo dovrà avvenire una redistribuzione delle somme.
Tra le novità ambientali, la nuova PAC obbliga ogni Stato membro a dotarsi di ecoschemi, che genereranno un pagamento aggiuntivo per ettaro agli agricoltori che si impegneranno ad osservare pratiche agricole benefiche per il clima e l’ambiente. All’interno dei rispettivi Piani strategici nazionali che la Commissione ha approvato, l’Italia ne ha presentati 5.
Entro i primi mesi di questo nuovo anno arriverà anche il regolamento promozione, che fisserà le nuove regole per l’utilizzo delle risorse per spingere i marchi collettivi sui mercati internazionali. Entro l’autunno, invece, dovrebbe essere pronto il regolamento di riforma degli alimenti a Indicazione geografica, che aumenterà le tutele per le denominazioni protette e accorcerà i tempi per le modifiche ai disciplinari delle DOP (Di Origine Protetta).
Accanto a questi due provvedimenti, ce ne sono tre che entro il 2023 rischiano di non vedere la luce. Il primo è la normativa sulle etichette, che comprende quelle nutrizionali, quelle di origine e i famigerati health warning (nuoce gravemente alla salute) che potrebbero finire anche sulle bottiglie di vino. La seconda normativa a rischio è la direttiva sulle emissioni, quella in cui si vorrebbe equiparare l’inquinamento prodotto dagli allevamenti bovini a quello delle fabbriche. L’ultima delle grandi normative in bilico è il regolamento sui pesticidi. A dicembre il Consiglio dei ministri dell’Agricoltura Ue, a maggioranza, ha rimandato la proposta della Commissione al mittente per un supplemento di indagine.
Nello specifico, l’Italia è uno dei maggiori produttori agricoli e trasformatori di alimenti nell’UE con un settore agricolo molto diversificato. Il Piano italiano introdurrà un importo massimo per ettaro sul sostegno al reddito di base per gli agricoltori. Le piccole e medie aziende agricole riceveranno un pagamento ridistributivo per ottenere un sostegno finanziario più equo.
Circa 3 miliardi di euro andranno a 800mila agricoltori sotto forma di finanziamenti specifici per la gestione del rischio climatico. Nell’ambito dei suoi impegni ambientali, poi, il piano italiano punta ad aumentare la superficie destinata all’agricoltura biologica al 25% della superficie agricola. Il Piano promuoverà strategie di sviluppo locale che raggiungano il 56% della popolazione rurale attraverso i gruppi di azione locale.
L’Italia sarà inoltre tra i primi paesi dell’UE ad attuare la nuova condizionalità sociale della PAC per garantire la sicurezza sul lavoro e contrastare lo sfruttamento del lavoro. Infine, 1,1 miliardi di euro saranno destinati ad aiutare i giovani agricoltori a creare e mettere in sicurezza la loro attività. Il Piano dedica inoltre circa 2,2 miliardi di euro alla promozione e alla condivisione della conoscenza, dell’innovazione e della digitalizzazione.
L’Italia utilizzerà oltre 518 milioni di euro per promuovere sistemi di agricoltura integrata su 2,14 milioni di ettari (quasi il 17% della superficie agricola del Paese) per ridurre l’inquinamento delle acque, del suolo e dell’aria. Oltre agli aiuti diretti convenzionali, settori considerati strategici come il grano duro, il latte di bufala o il pomodoro da industria riceveranno 2,64 miliardi di euro per migliorare la loro competitività, e la qualità e sostenibilità delle produzioni.
Dott. Matteo La Torre
Europrogettista e Vicepresidente ACLI Terra Latina